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L’AGRICOLTORE SARDO PIANGE PER IL CLIMA UMIDO E PIOVOSO

carciofaie allagate

di Maurizio Orrù, segretario ARGA Sardegna

Gli agricoltori della Sardegna ed in modo particolare, i residenti del sud Sardegna dopo un periodo climatico siccitoso, si scontrano con i mesi di novembre e dicembre caratterizzati da una serie  ininterrotto di piogge e grandine che hanno provocato danni ingenti alle coltivazioni di carciofi.

Questa situazione climatica ha comportato una drastica riduzione del 60% della produzione delle carciofaie, con ripercussioni economiche drammatiche. Le piogge persistenti hanno creato un a situazione irreali, con terreni e serre allagate e strade rurali impraticabili che hanno isolato alcune aziende agricole. “Sono gli effetti dei cambiamenti climatici- dichiara il Presidente di Coldiretti Cagliari Giorgio Demurtas– e l’autunno è la stagione in cui le aziende agricole pagano sempre più spesso un conto salato dovuto alle piogge intense e persistenti o alle bombe d’acqua”. Il polo produttivo del carciofo del Medio Campidano (Samassi, Serrenti e Serramanna), con oltre 5 mila ettari coltivati ha subito un tracollo economico finanziario di gigantesche proporzioni. I campi stanno soffrendo per la troppa pioggia con conseguenze drammatiche, come l’atrofia del capolino, l’asfissia radicale e le malattie fungine.

“Troppa acqua- afferma il direttore della Coldiretti Sardegna Luca Saba– L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai una norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”. La Cia della Sardegna ha inviato una nota ai tutti i Comuni affinchè proclamino lo stato di calamità. Il carciofo ha importanti proprietà nutrizionali e salutistiche, tanto che rientra prepotentemente in molte ricette culinarie della tradizione sarda.

In crisi anche le coltivazioni ortive stagionali e oliveti. Nell’economia agricola nazionale, la Sardegna è la terza produttrice, dopo la Puglia e la Sicilia. Gravi problemi anche nelle aziende zootecniche isolane. Speriamo in tempi migliori.

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