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Friuli Venezia Giulia: Tra vigneti e agriturismo, alle prese con le nuove norme e il calo delle vendite

(di Gian Paolo Girelli – ARGA Friuli Venezia Giulia)

Dopo la chiusura forzata, causa l’epidemia del coronavirus, siamo finalmente alla timida ma molto attesa partenza anche dell’attività agrituristica. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto con il quale consente alle Regioni di stabilire le linee guida per la riapertura anche delle attività di ristorazione per bar, trattorie e agriturismo altre attività.

In particolare si raccomanda una rimodulazione degli spazi e della disposizione di tavoli e posti a sedere. Il distanziamento non dovrà essere inferiore a 1 metro, garantendo comunque tra i clienti durante il pasto, una distanza in grado di evitare la trasmissione di ‘droplets’,  inclusa anche la trasmissione indiretta tramite stoviglie, posaterie, ecc. I posti a sedere dovranno essere disposti in maniera da garantire un distanziamento fra i clienti adeguato, tenendo presente che non è possibile predeterminare l’appartenenza a nuclei in coabitazione.

Dovrà essere inoltre definito un limite massimo di capienza, non sono previsti posti in piedi nelle sale da pranzo. Il documento sottolinea anche l’importanza di un ricambio di aria naturale e consiglia, soprattutto in una prima fase, di favorire soluzioni che privilegino l’uso di spazi all’aperto rispetto ai locali chiusi. Ove ci sia l’aria condizionata dovrà essere escluso il ricircolo.

Soddisfazione per le misure meno restrittive

In Friuli Venezia Giulia, come d’altronde nelle altre regioni, dopo una chiusura di oltre due mesi, con mancati introiti, le varie aziende pronte  a questa nuova situazione, che creerà comunque non pochi problemi soprattutto alle piccole aziende, con locali non molto ampi e a gestione perlopiù familiare. Un problema che si somma ad altri poiché queste attività agrituristiche si aggiungono all’occupazione, spesso principale, di viticoltura e produzione di vino.

Sui Colli orientali

Al “Ronc di Guglielmo” a Spessa di Cividale, nel cuore dei Colli Orientali del Friuli, un’azienda che offre ai suoi ospiti, oltre alle sue molteplici varietà di vini,  prodotti in circa 10 ettari di vigneti collinari, anche la possibilità di assaporare prodotti locali, con affettati, e formaggi insuperabili. Il figlio del titolare Guglielmo Domenis, Paolo dopo la chiusura totale dal 10 marzo scorso, si prepara alla riapertura calcolando un certo dimezzamento dei posti nel locale. “Per fortuna abbiamo un porticato con tavoli all’aperto – spiega Paolo – quello almeno ci garantirà qualche possibilità maggiore. Anche nel nostro settore – continua Paolo Domenis – molte sono state le promesse ma la realtà… e per quanto concerne il vino, abbiamo attivato la vendita a domicilio e andremo avanti così; ma con bar e ristoranti chiusi la richiesta naturalmente è fortemente calata”. “Poi la crisi inevitabile provocata dal coronavirus, con gente che ha perso il lavoro o ha guadagnato di meno, avrà le sue ripercussioni senz’altro anche sulla nostra attività, danno che si aggiunge a danno”. Per quanto riguarda la produzione vinicola, viste le premesse, l’azienda farà una valutazione, verso fine giugno,  per una eventuale rivisitazione nei filari con probabili diradamenti di grappoli, cosa che servirà a ridurre in parte la produzione vinicola, in compenso migliorando la qualità. Infatti una tra le incognite future che riguarda tutti i produttori è la sovrapproduzione e i suoi possibili effetti sui prezzi del vino.

Dopo i cibi per asporto si torna in sala

Ferma da un paio di mesi, come tutte le attività che prevedono spazi per il ristoro, un’altra azienda vinicola: la “Vigneti Negro”di Spessa di Cividale. “Fino adesso abbiamo continuato con la vendita di vino a domicilio – ci dice la titolare, signora Renata – abbiamo servito per lo più la nostra clientela abituale.Forniture da  Trieste alla Lombardia, ma abbiamo perso una buona parte di vendite a esercizi ma soprattutto alle attività di ristorazione, in quanto per ovvi motivi erano chiuse”. L’attività di ristorazione agrituristica, molto quotata, da non dimenticare le prelibate tagliatelle al sugo di germano, il salame con l’aceto e il frico, purtroppo ne risentirà in termini di offerta essendo qui  i locali molto piccoli. “Da un po’ di tempo abbiamo continuato con attività per asporto – continua la signora Renata – però adesso dovremo cercare di adeguare in qualche modo il poco spazio al coperto. Metteremo anche dei tavoli all’aperto perché altrimenti l’affluenza sarebbe veramente esigua, sempre sperando nelle condizioni del tempo: una pioggia improvvisa non ci permetterà di garantire le prenotazioni che saranno comunque necessarie per i posti al coperto. Stiamo pensando anche all’ipotesi dei doppi turni – aggiunge –  sempre sperando nella puntualità dei clienti perché solo così si dovrebbe riuscire a gestire una buona turnazione. Infine stiamo adeguando il bancone, nel lato cassa, con un separatore in plexiglass come d’altronde previsto dalla  normativa. E per il resto si vedrà”.

Prenotazioni obbligatorie 

Sarà ovunque  necessaria la prenotazione da parte dei clienti, in modo da prevenire assembramenti di persone in attesa fuori dai locali. Si dovrà inoltre mantenere l’elenco dei clienti che hanno prenotato, per un periodo di 14 giorni. Eliminati i buffet, i menù saranno scritti su lavagne, o stampati su fogli monouso. Inoltre gli avventori dovranno indossare la mascherina entrando e uscendo dai locali o per utilizzare il bagno. Altra incombenza per i gestori al termine di ogni servizio sarà l’igienizzazione di tavoli, saliere, oliere e acetiere.  Norme anche per chi lavora sia in cucina sia al servizio ai tavoli, dovranno indossare la mascherina chirurgica e guanti per tutte le attività possibili. Dovranno poi essere disponibili prodotti igienizzanti per clienti e personale anche in più punti in sala e, in particolare, per l’accesso ai servizi igienici che dovranno essere igienizzati frequentemente.

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